Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Trento, 3 febbraio 2010 L’intervista di Giorgio Tonini al “Corriere del Trentino” del 2 febbraio mi sembra il segno di una grande confusione politica e anche una prevaricazione rispetto sia alle decisioni politiche assunte a livello provinciale dai segretari politici della coalizione pochi giorni fa, sia e tanto più nei confronti della coalizione politica del centro-sinistra autonomista di Rovereto, prima ancora che cominci a riunirsi. Giovedì 28 gennaio, a Maso Wallenburg di Trento, si sono finalmente e per la prima volta riuniti i segretari politici provinciali della coalizione per affrontare con spirito unitario le prossime scadenze politiche elettorali riguardanti la maggior parte dei Comuni del Trentino (eccetto quelli che hanno già votato nel 2009). Ovviamente la comune riflessione ha riguardato non la totalità dei Comuni, ma soprattutto i centri amministrativi con una consistenza di popolazione maggiore, nei quali c’è una esplicita dimensione politica connessa con la coalizione del centro-sinistra autonomista a livello provinciale. Non a caso si è fatto riferimento in primo luogo a Rovereto, Arco, Riva, Mori, Lavis, Levico e Ala. Nel corso della discussione, personalmente ho lamentato il ritardo con cui (anche su mia sollecitazione di qualche giorno prima, a margine della riunione sulla Scuola) si cominciava a dar vita a questo tipo di riunioni di consultazione e collaborazione reciproca, in vista delle elezioni amministrative. La prima proposta l’avevo fatta addirittura nel luglio scorso nella riunione di maggioranza con Dellai a Tenna, ma poi sono passati molti mesi senza che nessuna iniziativa venisse assunta, nonostante gli impegni presi fin da allora. Meglio tardi che mai, comunque. Ed è stato significativo che a Maso Wallenburg Michele Nicoletti, a nome del Pd, abbia indicato la responsabilità dei segretari provinciali nel “facilitare” nei centri maggiori la costruzione di alleanze sul ‘modello provincialÈ, ovviamente senza forzature indebite e senza imporre nulla dall’alto, ma in sintonia con le rispettive forze politiche rappresentate a livello comunale. E anche Marco Tanas, a nome dell’UpT, ha indicato come primo obiettivo quello di condividere e rafforzare la coalizione, per evitare il rischio di “fughe in avanti” e per fare tutti insieme un positivo “gioco di squadra”. Posizioni entrambe condivisibili e condivise da me e dagli altri partecipanti all’incontro. Anche in quel contesto sono emerse valutazioni differenziate sulle realtà comunali più significative, con particolare riferimento alla situazione di Rovereto e a quella di Riva del Garda (in quella occasione non si è parlato esplicitamente di altri Comuni, ben sapendo che comunque i problemi sono più ampi e vanno affrontati nella loro specificità). È per questo motivo che ho letto con un certo sconcerto l’intervista a Giorgio Tonini sulla situazione politica di Rovereto, nella quale si dichiara favorevole alla candidatura di Guglielmo Valduga da parte della coalizione del centro-sinistra autonomista (ricordando che “personalmente mi legano a lui antica stima e amicizia”…). Qui non si tratta né di stima né di amicizia personale: ci mancherebbe altro che si costruisse una prospettiva politica su questa basi! Valduga non è il sindaco uscente del centro-sinistra autonomista, addirittura da confermare senza primarie (qui lo svarione di Tonini è colossale), ma il sindaco che ha governato (si fa per dire) per cinque anni Rovereto, seconda città del Trentino, sulle ceneri delle divisioni precedenti del centro-sinistra. E non è un caso che sulla indisponibilità rispetto al suo nome si siano già pronunciati non solo i Verdi roveretani, ma anche e particolarmente i segretari roveretani tanto del Pd, Lorandi, quanto dell’UpT, Michelini, oltre a Roberto Pinter dello stesso Pd provinciale. Ora dunque il primo compito, se non si vuole fare il gioco delle tre carte, è quello di convocare al più presto tutte le forze politiche della coalizione del centro-sinistra autonomista di Rovereto, facendo cessare il balletto delle dichiarazioni giornalistiche e degli incontri ‘privilegiati’, più o meno bilaterali o trilaterali (Tonini parla addirittura di un “pre-accordo di convergenza”: roba da far impallidire i metodi e il linguaggio della Prima Repubblica!). I segni di nervosismo e di fibrillazione si stanno moltiplicando, non solo a Rovereto, ma anche a Riva, ad Arco, a Mori, a Levico. Ed è inevitabile che così avvenga, se non c’è una assunzione di responsabilità collegiale, che metta a confronto le diverse proposte politiche e programmatiche, che verifichi le caratteristiche politiche della coalizione, che cominci a selezionare le proposte di candidatura a Sindaco in ciascuno dei principali comuni. È ovvio che laddove ci sia una convergenza unanime sul nome di un candidato condiviso, non c’è alcun bisogno di primarie di coalizione (a Trento l’anno scorso si sono dovute fare a causa delle divisioni interne al Pd sul nome di Andreatta, altrimenti condiviso da tutte le altre forze politiche). Ed è altrettanto ovvio che, nel caso di una pluralità non componibile di candidature, le primarie di coalizione costituiscano la strada maestra da percorrere. Milioni di cittadini in tutta Italia stanno assistendo un po’ sconcertati alle convulsioni interne al Pd in varie regioni e città. Sarebbe davvero il caso che almeno in Trentino questo spettacolo ci fosse risparmiato e che non si immaginasse di imporre al centro-sinistra di Rovereto la candidatura del principale avversario di cinque anni fa, a cui il centro-sinistra ha fatto opposizione per cinque anni. Sarebbe davvero un segno di stato confusionale e di egemonismo sprovveduto. E sarebbe il modo migliore per far implodere una coalizione potenzialmente vincente prima ancora di cominciare. Pensando a cinque anni fa, “errare humanum est, perseverare diabolicum”. E poi magari qualcuno sarebbe costretto a chiamare ‘in extremis’ Bersani a raccogliere i cocci anche qui, come disperatamente sta facendo altrove in giro per l’Italia. Marco Boato
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MARCO BOATO |
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